giovedì 12 gennaio 2012

7° parte => Recita della Preghiera Eucaristica di Consacrazione del pane e del vino.

Il celebrante pronunciò le parole della «Consacrazione». Era una persona di statura normale, ma all’improvviso cominciò a crescere, a riempirsi di luce, di una luce soprannaturale tra il bianco e il dorato che lo avvolgeva, e diventava fortissima nella parte del volto, tanto che non si potevano più vedere i suoi lineamenti. Quando ha sollevato l’ostia, ho visto che le sue mani avevano sul dorso dei segni, dai quali usciva molta luce. Era Gesù!... Era Lui, che con il Suo Corpo avvolgeva quello del celebrante come se circondasse amorosamente le mani del signor Arcivescovo. In quel momento, l’Ostia cominciò a crescere e a crescere in modo enorme e in essa, il Volto meraviglioso di Gesù che guardava verso il Suo popolo.
Istintivamente abbassai la testa e Nostra Signora disse: «Non distogliere lo sguardo, alza gli occhi, contemplalo, incrocia il tuo sguardo con il Suo e ripeti la preghiera di Fatima: Gesù mio, io credo, adoro spero e Ti amo. Ti chiedo perdono per tutti quelli che non credono, non adorano, non sperano e non Ti amano. Perdono e Misericordia... Adesso digli quanto Lo ami, rendi il tuo omaggio al Re dei Re».
Vi dico, pareva che dall’Ostia enorme guardasse solo me, ma seppi che contemplava allo stesso modo ogni persona, pieno di amore... Quindi chinai il capo fino ad avere la fronte a terra, come facevano tutti gli Angeli e i Beati del Cielo. Per una frazione di secondo, pensai che era lo stesso Gesù che avvolgeva il corpo del celebrante e nello stesso tempo si trovava nell’Ostia, che quando il celebrante l’abbassava, diventava nuovamente piccola. Avevo le guance piene di lacrime, non potevo uscire dal mio stato di meravigliato stupore. Non appena il Monsignore iniziò a pronunciare le parole di consacrazione del vino, insieme alle sue parole, incominciarono ad apparire di bagliori come lampi, nel cielo e sullo sfondo. La Chiesa non aveva più né tetto, né pareti, tutto era buio, vi era solamente quella luce che brillava nell’Altare. All’improvviso sospeso in aria, vidi Gesù, crocefisso, dalla testa fino alla parte bassa del torace. Il tronco trasversale della croce era sostenuto da grandi e forti mani. Dal centro di quello splendore, si distaccò un piccolo lume come una colomba molto piccola e molto brillante che, fatto velocemente il giro di tutta la chiesa, si posò sulla spalla sinistra del signor Arcivescovo che continuava ad essere Gesù, perché potevo distinguere la Sua capigliatura sciolta, le Sue piaghe luminose, il Suo grandioso corpo, ma non vedevo il Suo Volto. In alto, Gesù crocifisso stava con il viso reclinato sulla spalla destra. Si vedevano sul volto e sulle braccia i segni dei colpi e delle ferite. Sul costato destro, all’altezza del petto, vi era una ferita da cui usciva a fiotti verso sinistra del sangue, e verso destra qualcosa che sembrava acqua, però molto brillante; ma erano piuttosto fasci di luce quelli che si dirigevano verso i fedeli, muovendosi a destra e a sinistra. Mi stupiva la quantità di sangue che traboccava dal Calice e pensai che avrebbe impregnato e macchiato tutto l’Altare, ma non ne cadde una sola goccia!
In quel momento la Vergine disse: «Te lo ripeto, questo è il miracolo dei Miracoli, per il Signore non esistono né tempo, né distanza e nel momento della Consacrazione, tutta l’assemblea viene trasportata ai piedi del Calvario, nel momento della Crocifissione di Gesù.»
Può qualcuno immaginarselo? I nostri occhi non lo possono vedere, ma tutti siamo là, nello stesso momento nel quale lo stanno crocefiggendo e mentre chiede perdono al Padre, non solamente per quelli che lo uccidono, ma per ognuno dei nostri peccati: «Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno!» A partire da quel giorno, e non mi importa se mi prendono per pazza, io chiedo a tutti di inginocchiarsi, chiedo a tutti di cercare di vivere con il cuore e con tutta la sensibilità di cui sono capaci, quel privilegio che il Signore ci concede.

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